Ultima modifica: 2 Marzo 2016

Anfibi

Gli anfibi sono stati i primi vertebrati a colonizzare l’ambiente terrestre (tetrapodi) pur rimanendo, nella maggior parte dei casi, ancora molto legati all’acqua; lo stesso nome della classe deriva dalla fusione delle due parole greche Anfi (“doppio”), e Bios (“vita”). Tale nome è dovuto sia al fatto che il ciclo vitale degli anfibi prevede che almeno una parte della vita dell’animale venga trascorsa nell’elemento acquatico, sia al fatto che la maggior parte delle specie presenta una fase larvale dall’aspetto piuttosto diversa da quello della fase adulta, alla quale l’animale giunge tramite metamorfosi.

Gli anfibi sono suddivisi in:

  • Anuri, che comprendono la maggior parte delle famiglie, sono caratterizzati dalla mancanza di coda e comprendono rane e rospi. Allo stadio adulto non hanno branchie esterne. Presentano zampe posteriori piu lunghe delle anteriori e adatte al salto. La rana Golia del camerun misura 33 cm.
  • Urodeli, come salamandre e tritoni, sono caratterizzati da una lunga coda e hanno un aspetto che ricorda le lucertole. Alcuni di loro hanno le branchie esterne anche da adulti. Hanno quattro arti ben sviluppati. La salamandra più grande è quella cinese che 1,8 metri.
  • Apodi, come le cecilie, non hanno arti, hanno un aspetto vermiforme, non hanno la coda e sono quasi cieche infatti vivono nelle grotte.

Origine

L’origine degli anfibi è ancora avvolta nel mistero. La maggior parte dei paleontologi, in ogni caso, pensa che essi discendano direttamente da dipnoi primitivi che possedevano vescica natatoria e polmoni, e pertanto in grado di vivere per periodi più o meno lunghi sulla terraferma: la diversificazione fra i due gruppi sarebbe avvenuta fra i 416 ed i 360 milioni di anni fa, in un periodo chiamato Devoniano. Il ritrovamento di alcune specie fossili come Eusthenopteron, infatti, ha dimostrato che già molto tempo prima della comparsa degli anfibi esistevano pesci muniti di appendici simili a zampe; inoltre, osservando fossili di anfibi primitivi, come Ichthyostega, appaiono numerosi punti in comune con questi pesci fossili e con gli attuali dipnoi.

Attorno ai 300 milioni di anni fa, nel Carbonifero, gli anfibi si diffusero in tutto il mondo e si diversificarono in un gran numero di forme, divenendo gli organismi dominanti sulla terraferma.

La pelle

La pelle degli anfibi è ricca di ghiandole ed altamente vascolarizzata. Sono presenti numerose ghiandole che producono muco, a volte velenifere, spesso associate ad una colorazione vivace della cute. La pelle periodicamente si stacca durante il periodo della muta e spesso viene ingerita dall’animale stesso. La pelle degli anfibi adulti è umida e ben vascolarizzata ed ha una funzione protettiva per l’animale ma aiuta anche i polmoni nella respirazione.

Gli arti

Gli arti degli anfibi sono quattro, due anteriori e due posteriori, poco sviluppati, ma ben adattati al salto, soprattutto negli anuri. Il tronco corto, la parte posteriore allungata e la mancanza della coda nell’adulto, infatti, fanno sì che essi siano in grado di compiere balzi anche di un certo rilievo.

I polmoni

I polmoni non sono molto suddivisi all’interno, quindi lo scambio di gas non è molto efficiente, ed essi respirano quasi solo con la pelle che quindi viene inumidita grazie a delle ghiandole o con continue immersioni in acqua. Nella famiglia delle salamandre, gli animali non possiedono polmoni e respirano unicamente attraverso la pelle.

Apparato circolatorio

L’apparato circolatorio ha come centro il cuore che ha 2 atri e un solo ventricolo, il sangue si mescola parzialmente. Il cuore degli anfibi è a tre tempi, prima il sangue arterioso ossigenato viene sospinto nell’aorta direttamente all’encefalo, il secondo battito spinge nell’aorta sangue misto che va agli organi, il terzo contenente sangue “sporco” va verso la pelle.

La riproduzione

La riproduzione è legata all’acqua nella maggior parte delle specie. Negli anfibi a riproduzione acquatica, le uova sono prive di guscio e avvolte da un materiale gelatinoso, quindi devono essere deposte in acqua, le uova a contatto con l’acqua aumentano di volume. La fecondazione è esterna: il maschio sale sul dorso della femmina e feconda le uova man mano che questa le depone. Le uova fecondate si sviluppano in seguito in larve acquatiche chiamate girini, attrezzate di una coda ondulante per la locomozione, branchie esterne, un lungo apparato digerente e un picco corneo con cheratinizzazione variabile a seconda della dieta erbivora o carnivora del girino. La metamorfosi è graduale e comporta modificazioni nell’apparato digerente, la comparsa di zampe e polmoni, la scomparsa delle branchie e, negli Anuri, della coda. In alcuni urodeli si è persa, durante l’evoluzione, la metamorfosi.

L’axolotl è una specie di salamandra, in cui gli esemplari conservano caratteristiche larvali anche allo stato adulto. Questo fenomeno è chiamato neotenia. Se a questi animali viene iniettata tiroxina, (l’ormone della crescita tipico di tutti i vertebrati), lo sviluppo si completa con la perdita delle caratteristiche larvali menzionate e l’adozione di una vita terrestre. Numerose salamandre sono neoteniche, e alcune lo possono essere facoltativamente quando le condizioni ambientali scoraggiano lo sviluppo completo degli animali.

Pericolo estinzione

Le specie appartenenti agli anfibi sono tra le più minacciate. Si calcola che delle 85 specie europee il 60% circa sia in rapido declino come numero di esemplari e la situazione italiana sarebbe tra le più gravi dal momento che l’Italia ospita un maggior numero di specie complessivo.

Recenti studi hanno scoperto una relazione stretta fra il calo dell’ozono nella stratosfera e la diminuzione di alcune specie di anfibi. I raggi ultravioletti si sono rivelati notevolmente dannosi per gli esseri viventi visto che danneggiano il DNA incidendo sulle possibilità di sopravvivenza degli anfibi perchè possono diminuire diminuire le loro difese immunitarie e la quantità di insetti acquatici di cui si nutrono.

Inoltre gli anfibi sono sono minacciati dalle seguenti cause di alterazione ambientale:

  • la bonifica delle zone acquatiche
  • la deforestazione
  • l’inquinamento e l’immissione di una lunga serie di prodotti chimici
  • la diffusione di malattie batteriche
  • l’inserimento di nuove specie nell’habitat che alterano gli equilibri con comportamenti invasivi e distruttivi

Inoltre, in Italia, i due rospi più diffusi, il Bufo bufo e il Bufo viridis si possono considerare a rischio a causa della loro abitudine di ritornare al sito riproduttivo. Questo trasferimento li porta ad attraversare strade e quindi a venire investiti dagli automobilisti.