Primi Evoluzionisti

Le prime idee evoluzionistiche (intese in senso moderno perché nel VI secolo a.C. già Anassimandro sosteneva che le specie si modificano nel tempo) si sviluppano all'inizio del 1700 nel momento in cui le ricerche in campo geologico danno i primi frutti. I fossili non appaiono più come scherzi della natura ma come "strumenti" per riconoscere gli strati rocciosi in cui si trovano nascosti preziosi minerali.

Le tesi evoluzionistiche vengono avanzate almeno per due motivi:

  • contrastare la nuova ideologia del creazionismo che i naturalisti vedevano come un'ingerenza nella loro indagine sui misteri della natura
  • gli scienziati avevano capito che tutti gli organismi, vivendo in equilibrio con un ambiente che si modifica nel tempo, erano obbligati a cambiare per evitare l'estinzione.

Verso la fine del 1700 l'evoluzionismo conosce il periodo di massimo splendore perché in tempo di rivoluzione (la rivoluzione francese) diventa legittima qualsiasi teoria anticonformista. I tre grandi esponenti dell'evoluzionismo predarwiniano sono: Erasmus Darwin, nonno di Charles e autore di Zoonomia in cui evidenzia le influenze dell'ambiente sullo sviluppo dell'organismo, il naturalista francese Jean Baptiste de Lamarck e l'italiano Alberto Fortis.

Jean Baptiste de Lamarck, uno dei più grandi naturalisti ed evoluzionisti di tutti i tempi, elaborò una importante teoria dell'evoluzione che influenzò (e continua ad influenzare) tutta la comunità scientifica internazionale.

Credeva all'ereditarietà dei caratteri acquisiti ma non è certo questo l'elemento centrale della sua teoria.

In estrema sintesi la teoria di Lamarck, elaborata nel 1809, si basa su alcuni principi fondamentali:

  1. Spinta interna. Ogni organismo possiede una spinta interna che lo porta al miglioramento. La complessità degli organismi aumenta continuamente. Visto che ogni organismo continua a modificarsi, la vita deve essere generata continuamente in una forma molto semplice.
  2. Uso e non uso. Un organismo sente le esigenze dell'ambiente e trasforma o sviluppa i suoi organi in senso adattativo. Se pellicce più folte offrono dei vantaggi, gli animali ne percepiscono il bisogno e ne favoriscono la crescita.
  3. Ereditarietà dei caratteri acquisiti. Le caratteristiche acquisite durante la vita (nei primi momenti dopo la nascita) vengono trasmesse ai discendenti.
  4. Variazioni orientate. Il principio più importante. Le variazioni degli individui si producono in preferenza in direzione adattativa. Se l'ambiente richiede una pelliccia folta, quasi tutti gli animali che nascono svilupperanno una pelliccia folta. Visto che l'ambiente ORIENTA le variazioni in senso adattativo, non serve una forza come la selezione naturale che sceglie tra le variazioni.